Franco Fortini Translated by Erminia Passannanti 'The nest' Mid-March and between the wall and the roof some birds with yellow hostile beaks nervous and miserable make their nest of twigs. When it is deepest night and I cannot sleep I know that their newborn are behind the wall. In Prague , I read, the noblemen’s severed heads were embossed in friezes of eagles and gold. From profound theatres valiant men now sing. A humming splits the night. Proud voices invoke Miserere. Inside the nest ignorant creatures will shiver at their mother's frenzy. Hunger will shriek, the mother will teach them all there is to know. In the ghastly air they will finally fly and nothing more than this will learn. Illusion has emptied the scenes. Minute populations have burned alive in the diodes. I say to my pious mind - Gather your broken limbs in this patient ship. Let the body look like one whole dormant being. But already so many are on their ways in the greyness
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Visualizzazione dei post da novembre 22, 2024
La poesia dell'afasia linguistica: Una nota su Amelia Rosselli
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La poesia dell'afasia linguistica: Una nota su Amelia Rosselli di Erminia Passannanti “Dubbio, finezza, battaglie e contraddizioni”, nella poesia di Amelia Rosselli La lingua che si traduce in scrittura poetica è un itinerario macchinoso – affettivo, esistenziale, ideologico, politico, e psichico, fatto innanzitutto di “dubbio”, “finezza”, “battaglie e contraddizioni” – che implica un percorso e dei modi che abbiano una vicenda d’evoluzione dai molteplici e mai garantiti esiti: così la poesia, che è esperienza, fatica, apprendimento e comunicazione dei passi compiuti, delle tracce seguite e di quelle lasciate dal poeta sul proprio cammino. Questo percorso, o viaggio, assume, di volta in volta, una data forma, ha delle tappe sue proprie, delle svolte, parole-chiave, e vive anche dei rapporti interni a queste componenti. La forza espressiva del linguaggio poetico non è solo assicurata dalla competenza lessicale di un dato scrittore, ma dalla sua intensità percettiva, dal suo occ
Samuel Beckett. Un uovo è un uovo. [Due poesie]
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Samuel Beckett . Un uovo è un uovo . [Due poesie] di Erminia Passannanti [già pubblicato in Linea D'Ombra , 1998] Trasferitosi a Parigi nel 1938, in epoca post-surrealista, Samuel Beckett s’imbatte nella miriade di sottogruppi seguaci dei vari movimenti delle avanguardie di Jarry , Breton e Bataille. A differenza di questi, non si affida o ricorre alla creatività indotta artificialmente, né ha pretese di trasgressione mistico-estetica delle politiche culturali e dei sistemi di valori prodotti dal capitalismo imperante. I suoi personaggi sono capaci solo di una genuina follia. Non è nemmeno la dimensione indocile del sogno a irrompere nel loro lessico, ma l’afasia linguistica come esito di un male organico, un tarlo che devia la logica del parlato, affidando a campi semantici disparati e apparentemente sconclusionati il significato degli enunciati. La sua scrittura si avvale non tanto di un’estetica dell’indecifrabilità o un linguaggio alterato quanto piuttosto, di