DANIELE MEDICI SALERNO (1960-2000) POESIE
AT.
Come sei bella.
Con le tue nebbie azzurrine
il tuo buio d’arancio
che lavora
i tuoi fiumi
viaggi lontani
le tue valli
d’agnelli docili
e rosso-codati
cavalli
le tue fosse
cadute da cui riemergi
le tue piante verdi
il tuo rivo Calore
i tuoi semi di sale
le zolle scure
macchie sulla pelle
le spighe d’orzo
dei desideri.
Con le tue nebbie azzurrine
il tuo buio d’arancio
che lavora
i tuoi fiumi
viaggi lontani
le tue valli
d’agnelli docili
e rosso-codati
cavalli
le tue fosse
cadute da cui riemergi
le tue piante verdi
il tuo rivo Calore
i tuoi semi di sale
le zolle scure
macchie sulla pelle
le spighe d’orzo
dei desideri.
Tu sei la terra.
Fossi il mare che ti abbraccia
la luna che ti guarda
il sole che ti scalda.
Come sei bella.
Così imperfetta.
Così imperfetta
da poterti
amare.
Fossi il mare che ti abbraccia
la luna che ti guarda
il sole che ti scalda.
Come sei bella.
Così imperfetta.
Così imperfetta
da poterti
amare.
Canto di periferia
Ed ora ascoltate con me
questo dolcissimo canto
che proviene
da remote vastità
vicoli lontani
spersi nei meandri bui
di periferia.
questo dolcissimo canto
che proviene
da remote vastità
vicoli lontani
spersi nei meandri bui
di periferia.
Note malinconiche
una voce di donna
diffonde nella notte
l’eco di un’infelicità
senza luogo
senza tempo un po’ più lontano
il rumore del mare.
una voce di donna
diffonde nella notte
l’eco di un’infelicità
senza luogo
senza tempo un po’ più lontano
il rumore del mare.
Questa voce giunge di là
da quel vicolo buio di periferia
dove oltre una siepe
brilla solitaria una luce
e una puttana
per attirare i clienti
suona il piano.
da quel vicolo buio di periferia
dove oltre una siepe
brilla solitaria una luce
e una puttana
per attirare i clienti
suona il piano.
Febbraio
Le onde che passano
si portano velieri
bottiglie perdute
asciugano in spiaggia
il sole invernale
fa reti di sabbia.
si portano velieri
bottiglie perdute
asciugano in spiaggia
il sole invernale
fa reti di sabbia.
Non c’e' nessuno più con te
il cuore che batte
a fatica
ti senti quasi cattivo
e guardi lontano
il mare buono
il mare dolce amaro
il mare calmo.
il cuore che batte
a fatica
ti senti quasi cattivo
e guardi lontano
il mare buono
il mare dolce amaro
il mare calmo.
Panni bianchi sulla veranda
screpolata e gialla
che affaccia il mare
vorresti esser lì
a guardar meglio
le onde
che portano i velieri
rotolano le bottiglie
vanno e passano la riva umida.
screpolata e gialla
che affaccia il mare
vorresti esser lì
a guardar meglio
le onde
che portano i velieri
rotolano le bottiglie
vanno e passano la riva umida.
In bilico
E' come un bimbo
che ama il mare
ha più di trent'anni ormai
e seduto sulla sponda
tira ancora sassi
dentro l'oceano
e gli chiede "chi sei? Chi sei?"
chi sono? dove sono?
e il mare gli risponde
la voce delle onde.
che ama il mare
ha più di trent'anni ormai
e seduto sulla sponda
tira ancora sassi
dentro l'oceano
e gli chiede "chi sei? Chi sei?"
chi sono? dove sono?
e il mare gli risponde
la voce delle onde.
E' come Colombo
ama i gabbiani
e sogna una barca d'oro
che navighi solcando
mari scintillanti
eccolo al timone tutto solo
aprire le nari
e con gli occhi infiniti cercare
isole vergini
da fecondare.
ama i gabbiani
e sogna una barca d'oro
che navighi solcando
mari scintillanti
eccolo al timone tutto solo
aprire le nari
e con gli occhi infiniti cercare
isole vergini
da fecondare.
E' come uomo
col cuore gonfio
e il ventre deluso
una strada d'asfalto gli scorre alle spalle
una strada da oltre trent'anni gli grida:
"basta! dentro!
via polvere e deserto!"
ricordi le voci?
ricordi i colori?
spezzar le catene
a costo di dolori.
col cuore gonfio
e il ventre deluso
una strada d'asfalto gli scorre alle spalle
una strada da oltre trent'anni gli grida:
"basta! dentro!
via polvere e deserto!"
ricordi le voci?
ricordi i colori?
spezzar le catene
a costo di dolori.
Adesso si alza
raccoglie la giacca malandata
poi rimane in piedi sospeso
in bilico tra la strada e il mare.
raccoglie la giacca malandata
poi rimane in piedi sospeso
in bilico tra la strada e il mare.
Onde Placide
Onde placide
distese voluttuose
nel silenzio della risacca
distese voluttuose
nel silenzio della risacca
un sole rosa
ormai non c'e' più
lontano
lontano
una voce
ormai non c'e' più
lontano
lontano
una voce
e io mi sciolgo in quest'essenza
mi perdo nel leggero nulla
mi perdo nel leggero nulla
che la stanchezza mi culla.
Cinghiale
Un cinghiale
s'aggira
tra le siepi
in cerca di Teresa
s'aggira
tra le siepi
in cerca di Teresa
un cinghiale
si cinghia
tra nevi
in cerca di Teresa
si cinghia
tra nevi
in cerca di Teresa
un cinghiale
e' la mia anima
il mio folle desiderio
furioso
per la cerca
di Teresa
e' la mia anima
il mio folle desiderio
furioso
per la cerca
di Teresa
Un giorno quel cinghiale
ti troverà
ti annuserà
ti prenderà sul groppone
portandoti a me
trasformandomi
in daino gentile.
ti troverà
ti annuserà
ti prenderà sul groppone
portandoti a me
trasformandomi
in daino gentile.
Oltre il tuo viso
Oltre il tuo viso
i lunghi silenzi
gli inganni, le disillusioni
non c'e' niente, non c'e' nulla?
i lunghi silenzi
gli inganni, le disillusioni
non c'e' niente, non c'e' nulla?
E' acqua amara la fonte
a furia di berne ne siamo amareggiati
e camminiamo, camminiamo
un'intera umanità in cammino
occhi fissi e passi stanchi
senza mai fermarci.
a furia di berne ne siamo amareggiati
e camminiamo, camminiamo
un'intera umanità in cammino
occhi fissi e passi stanchi
senza mai fermarci.
Passano come lampi
labbra di corallo
verdi prati
capelli di grano
l'aprile dei campi.
labbra di corallo
verdi prati
capelli di grano
l'aprile dei campi.
E il mare ondeggia lontano.
Maree dell'Io, la poesia di Daniele Medici
Nota biocritica di Erminia Passannanti
Daniele Medici e' stato un poeta di rara ispirazione lirica. In un'epoca come la nostra svuotata di significato e spessore, la sua tensione a mantenere una relazione intima e originaria con i fenomeni del mondo naturale, come i tramonti ad ovest dietro il profilo buio della costa amalfitana, le maree, le nebbie, il crepuscolo delle sere settembrine, appare struggente e insieme disperata, come segnata da una irrimediabile malinconia. Egli non è solo poeta della solitudine esistenziale: piuttosto un idealsita che insegue, nella scrittura come nel reale, una riconciliazione possibile con l’universo degli altri, soprattutto quello distante, muto e impenetrabile della donna amata, ammirata con toni elegiaci di tipo petrarchesco, e informati di una poetica, tutta moderna, del difetto: “Come sei bella (…) così imperfetta/ da poterti/ amare” (A Teresa). Dotato, inoltre, di una sincera pulsione a trascendere l’Io e a portarsi , con visioni limpide, quasi cristalline, oltre il proprio orizzonte verso quello dell’ “altro da sé” , Daniele Medici ha composto versi densi di immagini solari di grande energia, che dilatano il dato biografico verso significati più generosi e universali, come nella penultima stanza e nel commiato della poesia “Gabbiani” (Maree, 200) che recita:
Gabbiani
Per me voi siete
Le camice bianche della rivoluzione
Le bianche vele aperte all’orizzonte
Di un mondo antico e sempre nuovo
Che si rinnova
E poi si arresta
Prende il volo
E poi si ferma
Lungo una linea dritta e lunga
Come il vostro becco lunghe fa crr-à.
Chi ha conosciuto Daniele Medici ha avuto l'esperienza di imbattersi un'anima poetica di assoluta compattezza e determinazione. La vicenda grave e penosa di questo autore si e' conclusa nell'estate del 2000 con il suicidio. Ci preme ricordarne la biografia quanto l’opera poiché si ritiene che le tematiche e il valore stesso dei suoi testi poetici siano strettamente connessi al vissuto mentale e affettivo che ne ha deciso la tragica sorte: alle brevi e intense gioie della percezione lirica, all'immedesimazione acuta con il paesaggio urbano, all'idillio della sua relazione ininterrotta con il mare e le spiagge sconfinate del litorale salernitano e al dolore della quotidiana lotta per la sopravvivenza.
I versi di Daniele Medici sembrano venire di lontano, simili all'eco di narrazioni mitiche, trasportando nel presente il corpo e la memoria di un eroe che ha smarrito la strada e si scopre irrimediabilmente perduto in una dimensione urbana che a stento riconosce e di cui tuttavia tenta una comprensione. Questa dimensione straniata e tuttavia intensamente lirica fanno dell'autore un poeta insieme moderno e antico. L'adozione di due forme distinte, quella epico-narrativa delle Libere poesie, caratterizzate da una vena autoironica d'ispirazione dadaista, in polemica contro l'establishment letterario e le istituzioni politiche della contemporaneità, e quella lirica, alla Neruda, di poesie come "Oltre il tuo viso" e "Sei svanita così", "Sera di settembre" indicano la versatilità di una concezione materialista del mondo che non inibisce la magia dei fenomeni a cui assiste ne' quella semplice e profonda delle sue espressioni verbali, come recita la seconda stanza di "Oltre il tuo viso", (in Maree, Ripostes, 2000):
E' acqua amara la fonte
a furia di berne ne siamo amareggiati
e camminiamo, camminiamo
un'intera umanità in cammino
occhi fissi e passi stanchi
senza mai fermarci.
Ricche di enunciati interpellativi, una modalità personalissima del discorso di questo autore, le poesie di Daniele Medici hanno sempre dinanzi un interlocutore ideale, amico, amante o rivale, chiamato a condividere i processi e le intenzioni compositive. Le frequenti personificazioni di gabbiani, cinghiali e cavalli, a cui l’autore fa ricorso, popolano di protagonisti e interpreti alla Fedro il teatro narrativo delle Libere Poesie, presenze vive e parlanti con cui l’autore dialoga per elaborare un contenuto filosofico da attribuire al mondo. L’allegorismo dei testi in questione si pone come un sistema favolistico immanente atto a interpretare ciò che sembrerebbe, a tutti gli effetti, incomprensibile con il solo ausilio della ratio.
Per queste qualità umane e liriche, si spera che la sua opera trovi, con il tempo, un meritato posto nella storia della poesia del secondo Novecento. Ha pubblicato il poemetto Oste, la mia coste... con la casa editrice Enchiridion, Mestre, 1993 e quattro raccolte di poesie, Nettuniana, (Ripostes, Salerno-Roma, 1987), Volo di gabbiano ferito (Enchiridion, Mestre 1995), e Libere Poesie, (Salerno, 1996). Con la casa editrice Ripostes, e' stata pubblicata postuma la raccolta di liriche Maree, 2000. Vissuto a Salerno, si e' laureato in Sociologia presso la cattedra di Lettere e Filosofia della stessa città.
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