In memoria del poeta salernitano, Daniele Medici.

Daniele Medici

 

 

Poesie 

e una nota commemorativa

 

 

"Nella caligine dorata

veleggia

come per incanto sospesa



una nota di tristezza."

              ("Mattina")

 

Poesie

1. AT.

2. Canto di  periferia

3. Febbraio

4. In bilico

5. Onde Placide

6. Cinghiale

7. Canto di periferia

8. Oltre il tuo viso

 

 

 

AT.

 

Come sei bella.

Con le tue nebbie azzurrine

il tuo buio d’arancio

che lavora

i tuoi fiumi

viaggi lontani

le tue valli

d’agnelli docili

e rosso-codati

cavalli

le tue fosse

cadute da cui riemergi

le tue piante verdi

il tuo rivo Calore

i tuoi semi di sale

le zolle scure

macchie sulla pelle

le spighe d’orzo

dei desideri.

 

Tu sei la terra.

Fossi il mare che ti abbraccia

la luna che ti guarda

il sole che ti scalda.

Come sei bella.

Così imperfetta.

Così imperfetta

da poterti

amare.

 

 

 

Canto di periferia

 

Ed ora ascoltate con me

questo dolcissimo canto

che proviene

da remote vastità

vicoli lontani

spersi nei meandri bui

di periferia.

 

Note malinconiche

una voce di donna

diffonde nella notte

l’eco di un’infelicità

senza luogo

senza tempo un po’ più lontano

il rumore del mare.

 

Questa voce giunge di là

da quel vicolo buio di periferia

dove oltre una siepe

brilla solitaria una luce

e una puttana

per attirare i clienti

suona il piano.

 

 

 Febbraio

 

Le onde che passano

si portano velieri

bottiglie perdute

asciugano in spiaggia

il sole invernale

fa reti di sabbia.

 

Non c’e' nessuno più con te

il cuore che batte

a fatica

ti senti quasi cattivo

e guardi lontano

il mare buono

 il mare dolce amaro

il mare calmo.

 

Panni bianchi sulla veranda

screpolata e gialla

che affaccia il mare

vorresti esser lì

a guardar meglio

le onde

che portano i velieri

rotolano le bottiglie

vanno e passano la riva umida.

 

 

In bilico

   

E' come un bimbo

che ama il mare

ha più di trent'anni ormai

e seduto sulla sponda

tira ancora sassi

dentro l'oceano

e gli chiede "chi sei? Chi sei?"

chi sono? dove sono?

e il mare gli risponde 

la voce delle onde.

 

E' come Colombo

ama i gabbiani

e sogna una barca d'oro

che navighi solcando

mari scintillanti

eccolo al timone tutto solo

aprire le nari

e con gli occhi infiniti cercare

isole vergini

da fecondare.

 

E' come uomo

col cuore gonfio

e il ventre deluso

una strada d'asfalto gli scorre alle spalle

una strada da oltre trent'anni gli grida:

"basta! dentro!

via polvere e deserto!"

ricordi le voci?

ricordi i colori?

spezzar le catene

a costo di dolori.

 

Adesso si alza

raccoglie la giacca malandata

poi rimane in piedi sospeso

in bilico tra la strada e il mare.

 

 

Onde Placide

 

 

Onde placide

distese voluttuose

nel silenzio della risacca

 

un sole rosa

ormai non c'e' più

lontano

lontano

una voce

 

e io mi sciolgo in quest'essenza

mi perdo nel leggero nulla

 

che la stanchezza mi culla.

 

 

 

Cinghiale

 

Un cinghiale

s'aggira

tra le siepi

in cerca di Teresa

 

un cinghiale

si cinghia

tra nevi

in cerca di Teresa

 

un cinghiale

e' la mia anima

il mio folle  desiderio

furioso

per la cerca

di Teresa

 

Un giorno quel cinghiale

ti troverà

ti annuserà

ti prenderà sul groppone

portandoti a me

trasformandomi

in daino gentile.

 

 

Oltre il tuo viso

 

Oltre il tuo viso

i lunghi silenzi

gli inganni, le disillusioni

non c'e' niente, non c'e' nulla?

 

E' acqua amara la fonte

a furia di berne ne siamo amareggiati

e camminiamo, camminiamo

un'intera umanità in cammino

occhi fissi e passi stanchi

senza mai fermarci.

 

Passano come lampi

labbra di corallo

verdi prati

capelli di grano

l'aprile dei campi.

 

E il mare ondeggia lontano.

 

 

©Daniele     Medici-----------------------------------------------------2000

Maree dell'Io, la poesia di Daniele Medici
 

di Erminia Passannanti

 

Daniele Medici e' stato un poeta di rara determinazione. In un'epoca come la nostra svuotata di significato e spessore, la sua tensione a mantenere una relazione intima e originaria con i fenomeni del mondo naturale, come i tramonti ad ovest dietro il profilo buio della costa amalfitana, le maree, le nebbie, il crepuscolo delle sere settembrine,  appare struggente e insieme disperata, come segnata da una irrimediabile malinconia. Egli non è solo poeta della solitudine esistenziale: piuttosto un idealsita che insegue, nella scrittura come nel reale, una riconciliazione possibile con l’universo degli altri, soprattutto quello distante, muto e impenetrabile della donna amata, ammirata con toni elegiaci di tipo petrarchesco, e informati di una poetica, tutta moderna, del difetto: “Come sei bella (…) così imperfetta/ da poterti/ amare” (A Teresa). Dotato, inoltre, di una sincera pulsione a trascendere l’Io e a portarsi , con visioni limpide, quasi cristalline, oltre il proprio orizzonte verso quello dell’ “altro da sé” , Daniele Medici ha composto versi densi di immagini solari di grande energia, che dilatano il dato biografico verso significati più generosi e universali, come nella penultima stanza e nel commiato della poesia “Gabbiani” (Maree, 200) che recita:

Gabbiani
Per me voi siete
Le camice bianche della rivoluzione
Le bianche vele aperte all’orizzonte
Di un mondo antico e sempre nuovo

Che si rinnova
E poi si arresta
Prende il volo
E poi si ferma
Lungo una linea dritta e lunga
Come il vostro becco lunghe fa crr-à.

Chi ha conosciuto Daniele Medici ha avuto l'esperienza di imbattersi un'anima poetica di assoluta compattezza e determinazione.   La vicenda grave e penosa di questo autore  si e' conclusa nell'estate del 2000 con il suicidio. Ci preme ricordarne la biografia quanto l’opera poiché si ritiene che le tematiche e il  valore stesso dei suoi testi  poetici siano strettamente connessi al vissuto mentale e affettivo che ne ha deciso la tragica sorte: alle brevi e  intense gioie della percezione lirica, all'immedesimazione acuta con il paesaggio urbano, all'idillio della sua relazione ininterrotta con il mare e le spiagge sconfinate del litorale salernitano  e al dolore della quotidiana lotta per la sopravvivenza.
I versi di Daniele Medici sembrano venire di lontano, simili all'eco di narrazioni mitiche, trasportando nel presente il corpo e la memoria di un eroe che ha smarrito la strada e si scopre irrimediabilmente perduto in una dimensione urbana che a stento riconosce e di cui tuttavia tenta una comprensione. Questa dimensione straniata e tuttavia intensamente lirica fanno dell'autore un poeta insieme moderno e antico. L'adozione di due forme distinte, quella epico-narrativa delle Libere poesie, caratterizzate da una vena autoironica d'ispirazione dadaista, in polemica contro l'establishment letterario e le istituzioni politiche della contemporaneità, e quella lirica, alla Neruda, di poesie come "Oltre il tuo viso" e "Sei svanita così", "Sera di settembre" indicano la versatilità di una  concezione materialista del mondo che non inibisce la magia dei fenomeni a cui assiste ne' quella semplice e profonda delle sue espressioni verbali, come recita la seconda stanza di "Oltre il tuo viso", (in Maree, Ripostes, 2000):

E' acqua amara la fonte
a furia di berne ne siamo amareggiati
e camminiamo, camminiamo
un'intera umanità in cammino
occhi fissi e passi stanchi
senza mai fermarci.

Ricche di enunciati interpellativi, una modalità personalissima del discorso di questo autore, le poesie di Daniele Medici hanno sempre dinanzi un interlocutore ideale, amico, amante o rivale, chiamato a condividere i processi e le intenzioni compositive. Le frequenti personificazioni di gabbiani, cinghiali e cavalli, a cui l’autore fa ricorso, popolano di protagonisti e interpreti alla Fedro il teatro narrativo delle Libere Poesie, presenze vive e parlanti con cui l’autore dialoga per elaborare un contenuto filosofico da attribuire al mondo. L’allegorismo dei testi in questione si pone come un sistema favolistico immanente atto a interpretare ciò che sembrerebbe, a tutti gli effetti, incomprensibile con il solo ausilio della ratio.
Per queste qualità umane e liriche, si spera che la sua opera trovi, con il tempo, un meritato posto nella storia della poesia del secondo Novecento. Ha pubblicato il poemetto Oste, la mia coste...  con la casa editrice Enchiridion, Mestre, 1993 e quattro raccolte di poesie, Nettuniana, (Ripostes, Salerno-Roma, 1987), Volo di gabbiano ferito (Enchiridion, Mestre 1995), e Libere Poesie, (Salerno, 1996). Con la casa editrice Ripostes, e' stata pubblicata postuma  la raccolta di liriche Maree, 2000. Vissuto a Salerno, si e' laureato in Sociologia presso la cattedra di Lettere e Filosofia della stessa città.

 Salerno, 2001.

 

Daniele Medici era un caro amico e presenza affabulante della nostra comunità di amici di Torrione (Salerno). Daniele è morto nel 2000. 

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