Poesia: "l'altra sponda". Dalla raccolta La realtà.
L’altra sponda
Quando la mia poesia
diverrà nera come il pensiero del cane
che attraversa l’autostrada
la coda tra le zampe
dinanzi al flusso
ora chiaro ora confuso
delle macchine in corsa
poesia di un attimo
che coglierà ogni eventualità
cibo avventura morte
il gard-rail opposto
visto al di là.
(Dalla raccolta La realtà, 2004)
Erminia Passannanti (c) All Rights Reserved
E' una poesia concepita dalla prospettiva del cane abbandonato dagli umani. A livello ermeneutico e filosofico, questa poesia nacque per riflettere anche sul farsi della poesia stessa: la poesia, ovvero, sarà vera quando diventerà "nera", cioè capace di esprimere la profondità oscura dell’esistenza, ....come un pensiero (quello del cane) senza parola, non filtrato, un impulso nudo, del bisogno, ma anche dell'istinto della sopravvivenza ragionante di cui è capace appunto il cane. In ciò vi è un mio richiamo implicito alla poetica di autori come Paul Celan, Rimbaud, o Heidegger (la poesia come apertura del senso autentico dell’Essere). Ma questo forse potrebbe interessare meno... Quello che conta è che la poesia stimola compassione per la sorte del cane ed entra, o cerca di entrare, nei suoi pensieri nel momento in cui il povero cane si vede (e capisce di essere stato) abbandonato,
Il cane può essere letto come figura dell’essere, spogliato dell’intellettualismo, gettato nel mondo. L’attraversamento è una prova iniziatica, una scelta di verità, anche a rischio di morte.
L’“altra sponda” è quindi luogo di salvezza? Un luogo di compimento poetico? Lo spazio di comprensione autentica? O è ...forse la morte....?
Come la vedreste voi, se forse un cane abbandonato, quest'altra sponda?
Vi riuscite ad immedesimare nel pensiero "nero" del cane?
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