Pasolini and food. Pasolini e il cibo. Book preview 2005



ERMINIA PASSANNANTI
Linguaggi e metalinguaggi
ne La ricotta (1962) di Pier Paolo Pasolini
IL CIBO
(2005)
BRINDIN PRESS



Erminia Passannanti

Linguaggi e metalinguaggi  ne La ricotta di Pier Paolo Pasolini.
Il cibo.

Editore BRINDIN PRESS, Salisbury, UK.
Prima edizione 2005
Copyright dell’opera: Erminia Passannanti © 2005



Ne La ricotta (1963), Pasolini realizzò un quadro completo della nuova italianità postbellica, che allargava il prestigio dell’appartenenza all’ambiente cinematografico di Cinecittà, voluto da Benito Mussolini, anche alle fasce proletarie degli operai e delle comparse presenti sul set. La sceneggiatura ha, alla base, l’ideale di una compartecipazione alla produzione della pellicola di tutte le fasce economiche con una spinta dal basso verso l'alto della gerarchia sociale nell’impiego che il regista opera del linguaggio del popolo della Capitale (il romanesco), prevalente sull’italiano ufficiale, anche se sottoposto a bonaria ironia. Alla base di questa spinta troviamo un cibo popolare, la “ricotta”, mai nominata, ma inquadrata a più riprese sul desco imbandito del set. La ricotta primeggia tra gli altri cibi. La sua predominanza è emblematica di qualcosa che il protagonista della storia desidera e di cui ha bisogno. L’autore propone un’analogia tra la ricotta come cibo basilare esposto in bella mostra tra vini, grappoli d’uva, caciotte ed altre squisitezze e l’istinto del protagonista Stracci (Mario Cipriani) a compensare la sua condizione svantaggiata, riuscendo a metà film ad ottenere un grande quantitativo di questo latticino quasi fosse un premio o una conquista.



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