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Visualizzazione dei post da aprile, 2021

In Memoria del Tenente di Fanteria, prof. Leopoldo Passannanti, combattente dell'Esercito Italiano, prigioniero di guerra, e reduce della Seconda Guerra Mondiale (1942-45).

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Foto 1 Foto 2 Foto 3 Foto 4 Risultati della traduzione Foto 1 : Una foto al fronte bellico del prof. Leopoldo Passannanti (Serre, 1916) all'epoca in cui serviva le Armi dell'Esercito italiano come ufficiale con il grado militare di Tenente di Fanteria durante la Seconda Guerra Mondiale (primo ufficiale in divisa dei due sulla sinistra con il cappotto lungo). A photo of prof. Leopoldo Passannanti at the time when he served the Italian Army as an officer with the military rank of Lieutenant during the Second World War (first officer in uniform with the long coat on the left of the two officers in the frame). Foto 2: Tenente di Fanteria, prof. Leopoldo Passannanti invia una lettera a casa con una foto con indicazioni del luogo e della data sul fronte greco-albanese. Data. 25-11-1942 Lieutenant of Infantry, prof. Leopoldo Passannanti, sends a letter home with a photo specifyibg date and place at the Greek-Albabian war front. Date 25-11-1942. Foto 3: Il Tenente di Fanteria, pr
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  "Il nastrino" Era il migliore peduncolo di una pianta  che si definisce "nastrino", il nostro matrimonio,  che io chiamavo "amore eterno". Tendeva l'esile braccio,  assetato di vita, verso il terreno.  Delle volte riusciva a penetrarlo, altre volte  si seccava, vergognoso e stanco. Cominciò tutto un giorno  che andammo ad acquistare dei gerani  in una serra di montagna e la venditrice ne ce regalò un esemplare,  innamorato del sole. Quando avevo passione,  ne staccavo una estremità  e la piantavo in un vaso, ex novo, dove attecchiva, contento,  quasi estasiato, progredendo. Era la pianta preferita di mia madre  e a mia madre avevo correlato  questa adozione incessante.  Un mese, un anno, e la terrazza di nastrini era proliferante. (Erminia Passannanti, 22 aprile 2021)

Intervista a Nadia Cavalera. A cura di Erminia Passannanti

Impegnata nella ricerca poetica militante già dagli anni Novanta, unica poetessa inclusa nell'antologia  Terza ondata , curata da Filippo Bettini e Roberto Di Marco sull’ultima possibile avanguardia del Novecento, da tempo chiami la tua poesia s/poesia. Quale ne è il motivo? È una poesia altra che prende le distanze da quella tradizionale, più addomesticata, spesso tutta sentimentalismi, fiocchetti e fiorellini, o vuoti ghirigori autoreferenziali. È una poesia fredda, a progetto (spesso in concomitanza verbo-visuale), che insegue i campi della meraviglia e dello stupore, per lasciarti spiazzato, per una nuova semina. È insolita. Appunto spoesia. Giocando molto sulla lingua, la mia spoesia, si confronta con tutto ciò che la circonda, cercando di raccontarlo e illuminarlo non solo per me ma anche per i lettori, così da coinvolgerli in un’esperienza conoscitiva diversa, costruttiva. E nel fare questo estrapola e deposita la mia impronta unica. Quella che è in tutti noi. Quella che