auto(ritratto)matismo: ANTONELLA SARTOR N. 9

 

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ALZHEIMER: TESTIMONIANZE DI UNA FIGLIA

 ‘Il morbo di Alzheimer’ che brutte parole!!! Solo a pronunciarle ci inquietano, non le vogliamo accettare nel nostro vocabolario quotidiano. Ed invece sarebbe ora che imparassimo a conviverci ed a cercare di capirne il vero significato. Questo morbo esiste da molto tempo ed è stato scoperto dal neurologo tedesco Eloise Alzheimer da cui prende il nome. La parola Morbo [voce dotta dal latino ‘morbum’ deriva da una radice indoeuropea che significa ‘consumare’] diviene così sinonimo di ‘malattia’ da cui, entrando nello specifico, si arriva alla scelta particolare della parola ‘demenza’ che implica malattia degenerativa del sistema nervoso centrale che si manifesta oltre i 50 anni di età. Esiste però una differenza fra il ‘morbo di Alzheimer’ e la ‘demenza senile’ in quanto la ‘demenza senile’ non è altro che un normale decadimento cerebrale dovuto allo scorrere del tempo (anche se vi sono più di 50 tipi di ‘demenze’), di conseguenza viene accettato con più facilità da tutti noi. Il ‘morbo di Alzheimer’ invece è la malattia degenerativa delle cellule cerebrali che determina un lento e progressivo declino delle funzioni intellettive e della memoria (con particolare riferimento a quella ‘semantica ed episodica’), alterazioni della personalità e del comportamento e viene in questo modo temuta da tutti noi giacché altera completamente la persona e il suo stesso ‘io’.


E soprattutto colpisce la memoria ‘semantica’ dell’individuo che corrisponde alle conoscenze culturali, di concetti, al sapere, quale deputata alla conservazione della conoscenza generale del mondo. Per esempio le conoscenze geografiche, storiche, (culturali in genere), le valutazioni cognitive (stime metriche del tipo “più grande di” “più piccolo di”) sono possibili grazie alla ‘memoria semantica’. La memoria ‘episodica’ che invece concerne esperienze passate specifiche e personali è la prima che viene a difettare. Infine la memoria ‘procedurale’, meno coinvolta, almeno durante i primi stadi del morbo di Alzheimer, permette di conservare associazioni di comportamenti lentamente appresi come la capacità di andare ‘in bicicletta’, di guidare ‘l’auto’ : sono operazioni complesse che richiedono la lenta acquisizione di gesti da eseguire nella corretta sequenza.

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