Pablo Neruda - "Me gustas cuando callas ..."

 

 PABLO NERUDA

"Me gustas cuando callas..."

(Traduzioni in inglese ed italiano di Erminia Passannanti)

11 motivi per cui una donna diventa silenziosa 

Me gustas cuando callas porque estás como ausente,
y me oyes desde lejos, y mi voz no te toca.
Parece que los ojos se te hubieran volado
y parece que un beso te cerrara la boca.

Como todas las cosas están llenas de mi alma
emerges de las cosas, llena del alma mía.
Mariposa de sueño, te pareces a mi alma,
y te pareces a la palabra melancolía.

Me gustas cuando callas y estás como distante.
Y estás como quejándote, mariposa en arrullo.
Y me oyes desde lejos, y mi voz no te alcanza:
déjame que me calle con el silencio tuyo.

Déjame que te hable también con tu silencio
claro como una lámpara, simple como un anillo.
Eres como la noche, callada y constelada.
Tu silencio es de estrella, tan lejano y sencillo.

Me gustas cuando callas porque estás como ausente.
Distante y dolorosa como si hubieras muerto.
Una palabra entonces, una sonrisa bastan.
Y estoy alegre, alegre de que no sea cierto.

(Pablo Neruda)

Due traduzioni dallo spagnolo di Erminia Passannanti

"I like you when you are silent"

I like you when you are silent as though you were absent,
and you hear me from afar, and my voice does not touch you.
It seems that your eyes have flown away
and it seems that a kiss has sealed your mouth.

As all things are filled with my soul
you emerge from all things, filled with my soul.
Butterfly of dreams, you look like my soul,
and you look like the word "melancholy".

I like when you are quiet and you look distant.
And you're like a dove of lullaby.
And you hear me from afar, and my voice does not reach you:
Allow me to hush myself in your silence.

Let me speak to you with your silence
clear as a lamp, simple as a ring.
You are like the night, silent and full of stars.
Your silence is from the stars, so far and simple.

I like you when you are silent as though you were absent.
Distant and full of sorrow as if you had died.
One word then, a smile is enough.
And I'm glad, glad it's not true.

(Traduzione Erminia Passannanti)

 

"Mi piaci quando sei silenziosa..."

Mi piaci quando sei silenziosa come se fossi assente,
e mi ascolti da lontano e la mia voce non ti tocca.
Sembra che i tuoi occhi siano volati via
e sembra che un bacio abbia sigillato la la tua bocca.

Come tutte le cose sono piene della mia anima,
emergi da tutte le cose, piena della mia anima.
Farfalla dei sogni, sei come la mia anima
e somigli alla parola "malinconia".

Mi piace quando sei silenziosa e sembri distante.
E tubi come colomba della nenia.
E mi ascolti da lontano e la mia voce non ti raggiunge:
lascia che io stia in silenzio insieme al tuo silenzio.

Lascia che io ti parli con il tuo silenzio,
chiaro come una lampada, semplice come un anello.
Sei come la notte, muta e costellata.
Il tuo silenzio viene dalle stelle, così lontano e semplice.

Mi piaci quando sei silenziosa come se fossi assente.
Distante e addolorata come se fossi morta.
Ma basta una parola, è sufficiente un sorriso.
E sono contento, contento che non sia vero.  

(Traduzione Erminia Passannanti)

 

Pare difficile concepire una poesia più poeticamente autoreferenziale di questa lirica di Pablo Neruda, dedicata ad una donna, specchio, qui più che mai altrove, non già di se stessa, ma dell’anima dell’uomo che la percepisce, l’osserva, la descrive, la oggettivizza come presenza e come essenza in sé.

Perché Neruda abbia concepito e scritto versi così autoreferenziali e, in qualche senso, profondamente maschilisti, è presto detto: il poeta che scrive è l’opposto del poeta della tradizione cortese, di Cavalcanti e Dante. Per il Neruda dei versi di "Me gustas cuando callas...”,  la donna è solo un medium passivo, non attivo, della propria espressione lirica. O almeno questo è quello che io, come lettrice donna, distintamente avverto. Certo, la mia percezione (e dunque la mia analisi) è fortemente influenzata dal mio genere e dalla mia esperienza di donna, la quale, più che essere “ammirata” come un oggetto (che preferibilmente deve “tacere”), vorrebbe essere vista per quello che è ed apprezzata per quello che comunica.

La donna che Pablo Neruda osserva e s’inventa, invece, non è lasciata libera di comunicare nulla di se stessa, ma unicamente è creata come immagine ideale perché nel suo essere idealmente muta (l’opposto di quello che normalmente una donna è) con il suo idealizzato mutismo solo consente al poeta, che ha creato questa immagine di distaccata presenza, una occasione per recitare se stesso.

Sul piano della figurazione simbolica, se la donna è personificazione della poesia, ci sarebbe poco da obiettare, ma ogni poesia, oltre la dimensione simbolica o allegorica, comunica a chi legge anche dei valori umani, e questi non vedono la donna come un essere umano se non nel suo isolarsi in se stessa nel tentativo di preservare la propria integrità dallo “sguardo maschile” oggettificante.

Una donna che piombi nel silenzio (“Parece que los ojos se te hubieran volado/ y parece que un beso te cerrara la boca”. / “Sembra che i tuoi occhi siano volati via / e che un bacio abbia sigillato la tua bocca”) non sta cercando di distogliere il suo sguardo per giacere inerte e supina dinanzi agli occhi dell’uomo che l’osserva, ma presumibilmente esprime delle serie ragioni per essere caduta nel mutismo: se una donna diventa silenziosa, fino al punto da apparire “muta” e non semplicemente quieta, come nella poesia di Neruda, ha un messaggio più forte da comunicare. Forse ella intende esprimere un disagio per qualcosa che si è deteriorato nella relazione con l’uomo. Il mutismo potrebbe significare il tentativo di superare dei punti critici nel rapporto, una ricerca di se stessa, il bisogno di mutare direzione, l’ideazione di una nuova indipendenza, la fine del rapporto per cui più a nulla vale ogni interazione, caduta la voglia e la forza di combattere. Il silenzio non è solo segno dell’esigenza di una pausa: potrebbe anche essere il segno che qualcosa dentro la sua mente ed il suo corpo sta guarendo rispetto ad una ferita inflitta alla sua anima.  

 

Erminia Passannanti, 9 dicembre 2018.

 

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