Dylan Thomas."Non andarci cauto in quella buonanotte"
Non andarci cauto in quella buonanotte
traduzione di Erminia Passannanti
Non andarci cauto in quella buonanotte,
vecchio, ardi e farnetica allo svanir del giorno;
rabbia, rabbia contro il morire della luce.
Sebbene i saggi, prossimi alla fine, dicano giusto il buio
perché con le parole non hanno inforcato fulmini,
non vanno cauti in quella buonanotte.
I prodi uomini - un ultimo saluto- che gridano quanto fulgidi
avrebbero danzato i loro ultimi gesti in una verde baia,
hanno rabbia, rabbia contro il morire della luce.
Selvaggi uomini che afferrarono e cantarono il sole in volo
e troppo tardi si videro a rimpiangerlo nel suo percorso,
non vanno cauti in quella buonanotte.
Uomini solenni, prossimi alla fine, a cui la vista muore,
che come meteore con ciechi occhi potrebbero brillare ed esser gai,
hanno rabbia, rabbia contro il morire della luce.
E tu, padre mio, là sulla tua triste vetta,
maledici, benedicimi ora, ti prego, con le violente lacrime.
Non andare cauto in quella buonanotte.
Rabbia, rabbia contro il morire della luce.
* La poesia , che ha la forma della "villanella", con cinque stanze, ciascuna di tre versi, e una finale di quattro, è dedicata al padre del poeta, afflitto da una progressiva cecità all'approssimarsi della morte. Thomas la inviò alle "Botteghe Oscure" perché la pubblicassero nel maggio del 1951, con la seguente nota di commento: "La sola persona a cui non posso mostrare la breve poesia che accludo è, naturalmente, mio padre, il quale non sa che sta morendo." La poesia fu pubblicata nel novembre del 1951 e in qualche modo sembra alludere, nell'ultima stanza, " E tu, padre mio, là sulla tua triste vetta" al padre di Kierkegaard, che, una volta, si era arrampicato in cima a una montagna per maledire Dio.
Chi
sei tu
venuto al mondo
nella stanza accanto
alla mia così chiassosamente
che riesco a percepire come
si apra il ventre come corra l'oscurità
sopra il fantasma e il figlio partorito
dietro il muro sottile come osso di scricciolo?
Nella sanguinosa nicchia del parto estranea
all' ardere e allo svolgersi del tempo
e all'impronta del cuore dell'uomo
non si celebra il battesimo
ma solo l'oscurità
che benedice
il selvatico
bambino.
Io
devo giacere
simile a pietra
presso il muro sottile come
osso di scricciolo ascoltando
il lamento trattenuto della madre
e l' adombrata testa del dolore
che slancia il domani come un rovo
e le levatrici del miracolo cantare
fino a che l'inquieto neonato
m' arda il suo nome e la sua fiamma
e laceri il muro alato
la torrida corona
e si produca il buio
dalle sue reni
per fare
luce.
* Nella parte I della poesia "Vision and Prayer", la sequenza dei sei frammenti a forma di diamante che la costituiscono si immette nella tradizione della poesia concreta, o "pattern poem" accolta in Inghilterra da Francis Thompson, Hopkins e George Herbert, e, in Europa, da Apollinaire o Mayakovsky. Di origine orientale, questo genere di componimento poetico ha i versi organizzati in modo da rappresentare un oggetto, o un movimento, vale a dire che il contenuto verbale assume la forma del tema trattato. Altrimenti chiamato "altar poem" (o carmen figuratum), questo genere di tipografia pittorica mira a una poesia che non comunichi il suo messaggio esclusivamente tramite il linguaggio, ma anche visivamente, per mezzo di un' eloquente geometricità della forma. Qui, il bambino nato è Cristo, come da riferimento supposto a un verso di Rilke nel quale Dio sarebbe nato nella stanza accanto. Per celebrare il tema della nascita, Dylan Thomas conferisce al testo poetico una forma "a diamante". Vale ricordare che gli ulteriori sviluppi di questa moda diedero vita alla poesia semiotica, per simboli, alla poesia cinetica e ai logografi. (E.P.)
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