'In Iugoslavia con i piedi a terra, di Erminia Passannanti. Poemetto. Recensione di GUIDO GUGLIELMI

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  Guido Guglielmi

Pubblicato su Transference il 14 dicembre dell'anno 2004

'In Iugoslavia con i piedi a terra, di Erminia Passannanti. Poemetto.

Recensione di GUIDO GUGLIELMI 

(in L'immaginazione, Rivista letteraria, Manni Editore)

Le poesie di Erminia Passannanti, dalla raccolta 'In Iugoslavia con i piedi a terra' (Macchina, 2000, Manni Editore) procedono narrativamente, ma senza comporre una storia. Così un verso casuale in apparenza - un riferimento al presente storico drammatico - può dare il titolo alla raccolta. Il linguaggio e' basso o basso-familiare, ma tutti i rapporti interni sono alterati. Una logica fantastica provvede a legare gli spezzoni narrativi. La mimesi e' sottoposta a un'intenzione antimimetica. Ne deriva un'instabilità di oggetti. Tutto e' presentato in stato di metamorfosi. Gli oggetti li riconosciamo subito, ma sono sistematicamente dislocati, spostati in luogo improprio. Si potrebbe dire che solo quando le cose sono fuori posto, noi le osserviamo. E infatti parliamo di spaesamento (o straniamento). 

   Ma qui non e' questione di spaesamento. Non si tratta qui di attingere una percezione delle cose che le sottragga all'azione delle convenzioni. E non si tratta neppure del piacere delle combinazioni perverse, del gusto anarchico di rompere la gabbia razionale che impone ordine al disordine. Altro - sembra - e' il senso delle trasgressioni linguistiche. E' soprattutto la violenza dell'operazione che si impone su ogni altro effetto. E questo fondo espressionistico porta al si là del piacere del testo. L'oggetto dislocato e' un oggetto malfermo e infermo. "Qualcosa si deteriora, come e' successo a me" - e' detto in una poesia. 

   Gli arbitri dell'immaginazione sono espressivi di una crisi radicale di identità, di una contraddizione patita fisicamente tra apparenza e inapparenza, proprio e improprio. La Passannanti non dice la faccia libera delle cose, dice la loro ostilità. Tenta un inventario di se stessa, e il calcolo non torna: "Non avevo il Principio - che è il numero./ Il numero che mi doleva nei ricordi". Ma mentre riprende processi oscuri, li ripete attivamente, ricava dalla sofferenza una possibilità di gioco: "Le fibre della vita sono tutte imponenti./ Ognuno desidera esprimere qualcosa./ Quanto a me, vorrei un pediluvio innocente." 

   E' questo un momento importante delle sue poesie. Lo humor surreale delle mescolanze e' il suo modo di trattare - e cioè di elaborare - il negativo. Esso assicura quel margine di autoironia e di trascendenza che permette di parlare di eventi altrimenti muti (come sarebbero gli eventi del sogno). E fa che il libro dia un libro di passione non soltanto, ma anche di conoscenza."

 

Guido Guglielmi©2000 All rights reserved


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